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Antro3
Trono cerimoniale di pietra **inca**, Manabì, Ecuador, VIII secolo. Scavato da Ernesto Mazzei sulle vette del *Cerro de las hoias*, insieme al trono a fianco.
*Raccolta Ernesto Mazzei, 1875-84*. Ernesto Mazzei nacque a Firenze, da famiglia illustre, nel 1843. Dopo la laurea in medicina e specializzazione in oculistica partì per l’America dove si dedicò alla professione e alla raccolta di materiali osteologici e etnografici in Argentina, Uruguay, Cile e Perù. Morì a Pisco il 13 dicembre 1905. L'americanista T. Hutchinson ha definito la sua collezione «una delle più complete per tesori antropologici ed etnologici d’Europa».
**COLLEZIONI MEDICEE**
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Due rarissimi **atlatl**, propulsori di legno, finemente intagliati a motivi antropomorfi raffiguranti divinità ed eventi storici, dorati con oro zecchino, attribuiti alle culture **Azteca** e **Mixteca**, Messico.
**COLLEZIONI MEDICEE**
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Collana composta da 70 elementi di conchiglia *Tridacna gigas*.
L’elemento centrale antropomorfo raffigura uno Zemi, spirito ancestrale dei **Taino**, Santo Domingo, Repubblica Dominicana.
**COLLEZIONI MEDICEE**
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Vassoio cerimoniale dei **Taino**, Santo Domingo, Repubblica Dominicana.
**COLLEZIONI MEDICEE**
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**Particolare** del vassoio cerimoniale dei **Taino**, raffigurante uno spirito ancestrale Zemi.
**COLLEZIONI MEDICEE**
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Mantello di penne *Ibis rubra*, indossato dai sacerdoti del culto del dio Sole, **Tupinamba**, Brasile Nordorientale.
Già appartenuto al guardaroba di Cosimo II de’ Medici, nel 1618.
I Tupinamba, occupavano la costa atlantica del Brasile fino al XVI secolo.
**Giocattoli** di terracotta dipinta, raffiguranti (da sinistra a destra) un capibara, un tamandua, una tartaruga e un pappagallo, dei **Karajà**, area Tocantins-Xingù, Brasile.
Realizzati dalle donne Karajá, sono dipinti con pigmenti naturali estratti da piante tropicali autoctone come la *Bixa orellana* e la *Genipa americana*.
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*Collezione Borys Malkin, 1960-65, dono di Benedetto Lanza, 2003*.
Maschera-cappuccio di tapa (il feltro ottenuto dalla battitura della corteccia degli alberi) per i riti di iniziazione puberale femminile dei **Tikùna**, Alta Amazzonia.
La cerimonia consiste in una danza indossando costumi elaborati e con il volto completamente coperto da una maschera: le maschere possono rappresentare i tradizionali spiriti della foresta ma anche caricature di personaggi stranieri, come missionari o soldati. Alla fine della danza, le ragazze subiscono una prova dolorosa per dimostrare di essere all’altezza di affrontare le difficoltà della vita adulta.
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*Collezione Borys Malkin, 1960-65, dono di Benedetto Lanza, 2003*.
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**Boris Malkin**, naturalista ebreo di origini bielorusse, nel 1938 emigrò negli Stati Uniti. Soggiornò a lungo tra i Tikúna, nel 1966 e nel 1970, studiandone la vita sociale e le cerimonie religiose.
«Ci sono parole che acquistano il loro spessore dal fondo di silenzio in cui si ascoltano [...] Ascoltiamo [...] **Arguedas** nel 1968, un anno prima di suicidarsi, quando gli venne assegnato il premio Inca Garcilaso de la Vega: "i muri isolanti e oppressivi non spengono la luce della ragione umana soprattutto se essa ha conosciuto secoli di esercizio; non si spengono, perciò, le fonti dell'amore da cui sgorga l'arte. All'interno del muro isolante e oppressivo, il popolo quechua, abbastanza arcaico e abituato a difendersi con la dissimulazione, continuava a concepire idee, a creare canti e miti. E sappiamo bene che i muri isolanti delle nazioni non sono mai completamente isolanti. Io fui gettato al di sopra di quel muro, un tempo, quando ero bambino; mi lanciarono in quella dimora dove la tenerezza è più intensa dell'odio e dove, proprio per questo, l'odio non è sconvolgente ma è un fuoco che dà slancio"»
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**Antonio Melis**, Notizia sul Quechua. Dietro il silenzio, 1981.